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Sanismart Talk – Vulvodinia
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La nostra urologa, la Dr.ssa Alessia Martoccia, ci parla della vulvodinia, una condizione che colpisce molte donne e che spesso non viene purtroppo correttamente diagnosticata.
Vulvodinia: quando il dolore intimo diventa invisibile (ma reale)
La vulvodinia è una condizione ancora poco conosciuta, ma che colpisce moltissime donne, spesso in silenzio. Si tratta di un dolore cronico a livello della vulva, che può essere costante o manifestarsi solo al tatto, durante i rapporti sessuali, mentre si indossano indumenti stretti, o anche semplicemente stando sedute. Questa condizione è spesso tema di discussione anche per la SIU (Società Italiana di Urologia) ed è stata affrontata anche all’interno del Senato della Repubblica Italiana.
Non ci sono lesioni visibili, infezioni o cause evidenti. Eppure il dolore c’è, è reale, e può influenzare in modo profondo la qualità della vita, le relazioni, la sessualità e persino l’umore.
Come si manifesta la vulvodinia?
Il sintomo principale della vulvodinia è un dolore localizzato nella zona vulvare, spesso descritto come un bruciore, pizzicore, una scossa elettrica o senso di fastidio persistente. In alcuni casi il dolore compare solo in situazioni specifiche, come durante i rapporti sessuali, l’utilizzo di tamponi o il semplice contatto con indumenti aderenti. Questa forma viene definita vulvodinia provocata, poiché i sintomi insorgono solo in risposta a stimoli esterni o a pressioni localizzate. In altri casi, invece, il dolore può essere presente anche a riposo, senza apparente motivo, e diventare continuo, condizionando la vita della paziente in modo importante.
Quali sono le cause della vulvodinia?
Le cause della vulvodinia non sono ancora completamente chiare, e rappresentano uno dei principali ambiti di studio della medicina del dolore e della ginecologia. Secondo l’ipotesi più accreditata, questa condizione sarebbe legata a una ipersensibilizzazione dei nervi nella zona vulvare e pelvica, che rende la paziente iper-reattiva anche a stimoli minimi. Questa sensibilizzazione può essere innescata da diversi fattori. Tra i più comuni troviamo infezioni vaginali ricorrenti, che nel tempo alterano la soglia del dolore. Anche microtraumi locali, rapporti dolorosi, l’utilizzo di indumenti troppo aderenti o trattamenti ginecologici ripetuti possono contribuire allo sviluppo della sindrome. Un ruolo importante lo giocano anche le disfunzioni del pavimento pelvico, come contratture muscolari croniche, spesso presenti nelle donne che soffrono di dolore persistente.
Come si cura la vulvodinia?
Il percorso di cura della vulvodinia può essere lungo e richiede spesso un approccio multidisciplinare. Non esiste una soluzione unica valida per tutte: si parte da una diagnosi corretta, spesso fatta da un urologo o ginecologo esperto, e si lavora su più fronti.
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Terapie locali o sistemiche per ridurre l’infiammazione o la sensibilizzazione.
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Fisioterapia del pavimento pelvico, che è spesso molto utile per ridurre la tensione muscolare e migliorare la percezione del dolore.
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In alcuni casi si affianca anche supporto psicologico, per affrontare gli aspetti emotivi e relazionali legati al disturbo.
Parlarne è il primo passo
La cosa più importante? Non ignorare il dolore e non vergognarsene. La vulvodinia può essere difficile da spiegare e da far comprendere, anche a chi ci sta vicino. Ma esistono professionisti preparati, terapie efficaci e soprattutto un messaggio chiaro: non sei sola.
Se riconosci alcuni di questi sintomi o pensi che qualcosa non vada, prenota una visita urologica presso il nostro poliambulatorio a Roma. La diagnosi precoce può davvero fare la differenza. In ultimo è importante chiarire un concetto fondamentale: la vulvodinia non è un problema immaginario. Si tratta di una sindrome del dolore cronico con basi neurofisiologiche reali, che coinvolge il sistema nervoso periferico e centrale in modo complesso e spesso invalidante.