Cistiti ricorrenti: cosa fare?

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La nostra urologa, la Dottoressa Alessia Martoccia, ci parla di cistiti ricorrenti e del perché a volte si sbaglia approccio terapeutico. Non sempre assumere antibiotici è la scelta giusta!

Cistiti ricorrenti: quando il problema si ripresenta troppo spesso

Le cistiti ricorrenti sono episodi di infiammazione della vescica che si ripresentano più volte nel corso dell’anno, creando disagio, dolore e limitazioni nella vita quotidiana. Quando si parla di cistite non ci si riferisce solo a un semplice bruciore o a un’infezione passeggera: se il disturbo tende a tornare con frequenza, è necessario indagare più a fondo. Si definisce “ricorrente” una cistite che si presenta almeno due volte in sei mesi o tre volte in un anno. Le donne ne soffrono più degli uomini, a causa della conformazione anatomica e delle variazioni ormonali, ma nessuno ne è escluso. Capire le cause e impostare un percorso mirato è fondamentale per evitare recidive e complicazioni.

Perché la cistite torna? Le cause più frequenti

Le cause delle cistiti ricorrenti possono variare da persona a persona. Tra le più comuni troviamo le infezioni urinarie batteriche, spesso causate da Escherichia coli, un batterio normalmente presente nell’intestino. Altri fattori scatenanti includono rapporti sessuali, scarsa idratazione, uso frequente di antibiotici, alterazioni della flora vaginale e disfunzioni del pavimento pelvico. Anche l’ipertrofia prostatica benigna, negli uomini, può favorire il ristagno di urina, aumentando il rischio di infezioni. È importante non sottovalutare il ruolo dello stress e delle abitudini igieniche scorrette, che possono contribuire all’infiammazione cronica della vescica. La menopausa e alcune condizioni ormonali, infine, possono alterare le difese naturali delle vie urinarie, rendendole più vulnerabili.

Come si studiano le cistiti ricorrenti?

Per curare le cistiti ricorrenti in modo efficace, bisogna capirne la causa. La visita urologica rappresenta il primo passo per inquadrare correttamente il problema.Durante la visita, lo specialista raccoglie una dettagliata anamnesi e indaga la frequenza, i sintomi e i fattori che sembrano scatenare l’infezione urinaria. In caso di infezioni ripetute, è fondamentale eseguire esami come l’urinocoltura con antibiogramma, da ripetere a distanza di almeno due settimane dalla fine di ogni terapia antibiotica. Questo permette di identificare il batterio responsabile e selezionare l’antibiotico più adatto. Quando le infezioni si presentano senza febbre o altri sintomi generali, è utile valutare anche le condizioni della vescica attraverso esami strumentali, come un’ecografia o una cistoscopia. Se necessario, lo specialista può richiedere accertamenti ginecologici o endocrinologici per escludere patologie concomitanti che possono favorire il disturbo.

Come si curano e si prevengono le cistiti ricorrenti?

Il trattamento delle cistiti ricorrenti si basa su un approccio personalizzato, mirato alla causa. In alcuni casi, bastano modifiche dello stile di vita. In altri, servono terapie specifiche. Quando l’infezione urinaria è confermata, si prescrive un antibiotico mirato, scelto in base all’antibiogramma. Evitare l’automedicazione è fondamentale per non generare resistenze batteriche. La prevenzione gioca un ruolo centrale. L’urologo può consigliare cicli di integratori naturali, come D-mannosio, probiotici e prodotti a base di mirtillo rosso. Anche la floriterapia vaginale e il ripristino della flora intestinale aiutano a ridurre le recidive. È importante bere almeno due litri d’acqua al giorno, non trattenere la pipì e urinare dopo i rapporti sessuali. Anche una corretta igiene intima e l’uso di detergenti delicati contribuiscono alla protezione. Con un approccio multidisciplinare e una diagnosi precisa, oggi è possibile gestire le cistiti ricorrenti in modo efficace, migliorando la qualità della vita di chi ne soffre.